Grete Minde by Theodor Fontane

Grete Minde by Theodor Fontane

autore:Theodor Fontane [Fontane, Theodor]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Classics
ISBN: 9788821162138
Google: RmWYPQAACAAJ
editore: Marietti
pubblicato: 1989-01-01T23:00:00+00:00


13.

Fuga.

Il portone era solo accostato, e già dal giardino ci si poteva accorgere che, nel frattempo, Trud doveva essere ritornata.

Le tende delle finestre erano ancora calate, e il rapido e mutevole gioco d’ombre mostrava chiaramente che dietro ad esse un lume veniva portato qua e là.

Grete salì, allora, i gradini che portavano dal giardino nel cortile, spinse il cancello nella serratura e arrivò, attraverso l’ingresso e su per le scale, fino alla stanza posteriore del piano superiore.

La porta era tuttora aperta, forse per via dell’afa, e Grete guardò dentro.

Quello che vide fu quanto si aspettava.

La coperta della culla era gettata indietro, e Trud, in tutta la sfarzosa acconciatura che aveva indossato alla festa, si dava da fare, curva, intorno al bambino, che se ne stava quieto e solo di quando in quando sussultava in crampi.

L’alto collare riccio di lei era spiegazzato, i capelli a metà disfatti; ma la sua cintura d’argento a gancio, che le era forse stata d’impaccio nel prender su e ricoricare il bimbo, l’aveva tolta e appesa al panchetto ai piedi della culla.

“Eh, Grete, già qui!”, disse lei con voce amara, ma lottando ancora visibilmente con la propria agitazione interna. “Dove eri?”.

“Fuori”.

“Fuori? E io te l’avevo proibito!”.

“Proibito?”.

“Sì! E ora guarda il bambino. Un miracolo di Dio se ci resta in vita. E se muore, la colpa è tua”.

“Questo non devi dirlo, Trud - rispose Grete calma, fremendo agli angoli della bocca.- Sgridami. Sgridami perché me ne sono andata: questo puoi farlo, fallo pure. Ma non devi sgridarmi per via del bambino. Per il bambino, non è stato trascurato niente. L’ho lasciato con Regine, e Regine, dico, è in casa da trent’anni. È stata bambinaia con Gerdt, e poi lo è stata con me e mi ha tirata su”.

“Sì, l’ha fatto, è vero. Ma a che pro? Tu lo sai, e anch’io lo so. E la città lo imparerà fin troppo presto… Povera ragazza che sei! Ma è ereditario…”.

“Non dire questo, Trud. Niente di lei. Non voglio sentirne parlare”.

“Ma dovrai. Creatura ingrata!”.

Grete rise.

“Ridi pure, accattona! ché questo sei. Nient’altro. Una vagabonda era, e nessuno sa da dove veniva. Ma adesso la conosciamo, perché conosciamo te. Una razza straniera siete, e il diavolo guarda dai vostri occhi neri”.

“Tu menti”.

Ma Trud, non più padrona dei suoi atti, levò la mano e la colpì.

Grete aveva indietreggiato di un passo, con bagliori negli occhi.

Poi, senza sapere quello che facesse, afferrò la cintura appesa alla culla e la scaraventò in viso all’odiata cognata.

Questa, gridando per il dolore, barcollò e si tenne a stento a un tavolino che le stava alle spalle.

Grete vide allora che gli spigoli aguzzi del lungo pendaglio d’argento dovevano aver ferito gravemente la fronte e le tempie di Trud, poiché una striscia di sangue le colava sulla guancia sinistra.

Ma non indietreggiò atterrita da questa vista e non provò altro che la duplice beatitudine dell’odio soddisfatto e della libertà raggiunta.

Sì, libertà! Era libera ormai da quella casa.

Poiché questo era certo nell’animo suo, che non poteva rimanere più a lungo..

Via.

Subito.

E lei volò giù per le scale e, attraverso ingresso e cortile, nel giardino.



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